BioMonitoraggi

Rilievo delle macrofite nei fiumi Mediterranei

Cipro


Nel corso dei rilievi delle macrofite nei fiumi dell’isola di Cipro sono emerse diverse e interessanti segnalazione floristiche di specie non note prima di questo lavoro. Un esempio è la pianta vascolare alloctona Tradescantia fluminensis, specie di origine tropicale rinvenuta sul bordo dell’alveo in alcuni torrenti ombrosi. La specie non pare in espansione nell’isola anche se in alcuni contesti è considerata invasiva. Una seconda specie alloctona di cui si conferma la presenza anche in habitat naturali è Cyperus involucratus, ciperacea di media statura che si trova in luoghi almeno temporaneamente umidi. Ma nel corso degli anni sono state trovate anche ben 5 nuove specie di briofite, chiara dimostrazione che l’isola offre ancora tanto da scoprire!  

Spitale D. & Papatheodoulou A. 2019. First record of the invasive Tradescantia fluminensis Vell. (Commelinaceae) in three rivers in Cyprus Cypricola 11: 1–7. 8-Jan-2019. Link

 

E’ online la banca dati sulla distribuzione delle briofite in Alto Adige

Sfagno


A conclusione del progetto BRIOCOLL finanziato dal Fondo per la Ricerca dei Musei dell’Alto Adige, è stato messo online l’intero database sulla distribuzione delle briofite. La piattaforma in cui visualizzare il database è il portale www.florafauna.it, in cui sono tra l’altro disponibili anche le piante vascolari, e diversi gruppi faunistici come aracnidi, insetti, anfibi, rettili, mammiferi e recentemente anche uccelli. La banca dati briofite è il risultato di diversi anni di lavoro in cui sono stati digitalizzati tutti i dati disponibili in Provincia, derivanti da collezioni, letteratura, progetti, rilievi di campo etc. Le specie presenti sono circa 900, per un totale di oltre 44000 records relativi a diversi ambienti, altitudini, collezionisti e date. Dal portale è possibile selezionare la specie di interesse, vederne la distribuzione, e per la maggior parte sono disponibili anche una o più fotografie. Con questo contributo alla conoscenza delle briofite, la provincia di Bolzano ora è il territorio meglio conosciuto d’Italia.

 

Criticità nella determinazione del Deflusso Ecologico mediante gli invertebrati bentonici

Bruno Criticit Deflusso Ecologico ABS Pagina 1


Su Biologia Ambientale, rivista del CISBA (Centro Italiano per Studi di Biologia Ambientale), è stato appena pubblicato un articolo che riguarda le modalità di determinazione del Deflusso Ecologico individuate nel Decreto n. 30/STA del 13.02.2017. L’articolo, a nome di Daniel Spitale e Maria Cristina Bruno, dimostra alcune criticità importanti che potrebbero compromettere l’applicazione corretta del Deflusso Ecologico. Di seguito si riporta l’abstract, mentre l’articolo completo è disponibile su richiesta.  

Nel Decreto n. 30/STA del 13.02.2017 si definiscono le Linee Guida per l’aggiornamento dei metodi di determinazione del Deflusso Minimo Vitale e Deflusso Ecologico. La disamina del metodo basato sugli invertebrati bentonici rileva una serie di problematicità che il presente lavoro identifica e discute. 1) Relazione tra STAR_ICMi e portata: le due variabili vanno correlate attraverso un terzo fattore (LRD: Lentic-lotic River Descriptor) che è a sua volta composto da 7 metriche le quali sono ricodificate in maniera arbitraria, e alcune di queste non hanno una relazione diretta con la portata. Si suggerisce di adottare metodi che pongano in relazione diretta STAR_ICMi e portata, senza passare attraverso campagne di misura delle portate che richiedano applicazione del protocollo CARAVAGGIO; 2) Metodo di ponderazione dell’indice STAR_ICMi per ridurre l’abbondanza del benthos in funzione della riduzione dell’habitat: la correzione non agisce sulla presunta riduzione dell’abbondanza assoluta degli organismi bentonici, ma modifica direttamente il valore dell’indice STAR_ICMi. La correzione dell’indice non ha quindi basi ecologiche sostenibili teoricamente; 3) Correzione dell’indice STAR_ICMi per corpi idrici in stato ecologico elevato/buono, verificato applicandolo a dati reali: la correzione, oltre a non avere presupposti ecologici, non è efficace in quanto i valori risultanti sono compresi nell’intervallo di confidenza stesso dell’indice; 4) Applicabilità delle metriche nOCH e AB/BaSi, non adatte al contesto alpino a causa della scarsa presenza dei taxa in esse inclusi. È auspicabile che a livello nazionale si avvii una riflessione più ampia e partecipata, che coinvolga non solo gli Enti di Ricerca predisposti alla definizione delle metriche, ma anche ricercatori e Agenzie per l’Ambiente, in modo da non mettere in campo metodiche e procedure che potrebbero rivelarsi molto presto non idonee a definire i DE secondo le indicazioni fornite nelle Guidance europee. 

Link articolo http://www.cisba.eu/images/rivista/biologia_ambientale/_BA2018online/Bruno_Criticit%C3%A0_Deflusso_Ecologico_ABS.pdf

 

Effetto delle piante invasive della fascia ripariale sugli invertebrati acquatici

Ripa


La zona riparia è un habitat complesso che connette l’ambiente acquatico con quello terrestre regolandone i processi. La natura dinamica delle zone ripariali le rende particolarmente sensibili all’invasione da parte di piante non native, e quindi possono funzionare come vie di collegamento veloce per la diffusione di queste specie. L’impatto di queste piante è stato ampiamente dimostrato, e comprende una diminuzione della biodiversità, un’alterazione della rete trofica sull’ecosistema terrestre, ma anche effetti negativi su servizi ecosistemici come l’impollinazione e l’utilizzo ricreativo dei fiumi. In un recente articolo pubblicato su Freshwater Biology, Seeney e colleghi puntualizzano il fatto che piante fortemente invasive come Fallopia japonica e Impatiens glandulifera sono addirittura in grado di modificare la struttura della comunità macrobentonica e quindi potenzialmente anche la classificazione dello stato ecologico secondo quanto descritto nella Direttiva Quadro delle Acque (WFD). Lo studio ha dimostrato che laddove la copertura delle piante invasive era molto elevata, la diversità dei macroinvertebrati si riduceva fino a 33% rispetto alle aree di controllo, e questa riduzione si traduceva in un peggioramento qualitativo dello status ecologico.

Seeney, A., Pattison, Z., Willby, N. J., Boon, P. J., & Bull, C. D. (2019). Stream invertebrate diversity reduces with invasion of river banks by non‐native plants. Freshwater Biology, 64(3), 485-496.

 

Il comportamento dell’indice STAR_ICMi e i rischi di una errata classificazione

Abstract


Sulla rivista Knowledge and Management of Aquatic Ecosystems, è stato appena pubblicato un articolo sul comportamento dell'indice STAR_ICMi - macroinvertebrati. Nel lavoro viene esaminata la relazione tra il valore dell’indice e il numero di individui conteggiati, e si è dimostrato che il confronto è valido solo tra campioni di eguale numerosità. Dato che l’indice è fortemente dipendente dal numero di individui conteggiati, e il valore aumenta all’aumentare degli individui, il confronto è corretto solo se effettuato su campioni simili. C’è il concreto rischio che in molti casi la classificazione dei corpi idrici possa essere errata, in quanto effettuata conteggiando un numero diverso di individui. Tale situazione potrebbe essere risolta utilizzando un protocollo che indichi precisamente il numero minimo di individui da contare (700 individui è il target proposto). In questo modo lo “sforzo di campionamento” è comune tra tutti i campioni, e il confronto è corretto. Nei casi in cui il campione esaminato è più abbondante, è sempre possibile calcolare il valore dell’indice mediante tecniche numeriche (rarefazione del campione). Da notare che la prescrizione di utilizzare uno sforzo di campionamento sempre uguale tra i campioni, è già imposta nell’indice ICMi diatomee (e pari a 400 individui). E’ quindi curioso che il problema non sia stato riconosciuto in tutti i gruppi utilizzati per la classificazione dei corpi idrici.   

Il secondo aspetto importante evidenziato nell’articolo è che, come qualsiasi altro indice ecologico, anche lo STAR_ICMi è soggetto ad una certa incertezza. Anche se si ripetesse il campionamento nello stesso corpo idrico, nello stesso tratto, nello stesso momento, con la stessa identica tecnica e lo stesso operatore, l’applicazione dell’indice non darebbe mai dei risultati identici. Ciò è dovuto alla variabilità naturale che è sempre presente in tutti gli ambienti. Mentre questa variabilità non è problematica se il valore si colloca nella posizione centrale della classe, può invece avere delle serie conseguenze se è posto al confine tra la classe buona e sufficiente. Il problema non è mai stato affrontato in maniera organica a livello ISPRA, mentre è stato in riconosciuto in alcune Agenzie per la Protezione dell’Ambiente che hanno rimediato imponendo delle soglie empiriche (p.e. “buono instabile”). Nell’articolo viene testato un metodo, peraltro già ampiamente utilizzato in altri contesti, per  calcolare il grado di incertezza nell’indice STAR_ICMi. Tale metodo numerico può essere sempre applicato purché il campione sia stato analizzato in maniera esauriente, cioè esaminando l’intero campione. In questi casi, fornire il grado di incertezza dell’indice è fortemente consigliato in quanto permette di interpretare con maggior sicurezza classificazioni altrimenti ambigue.   

Scarica l'articolo open access dal sito della rivista KMAE: Performance of the STAR_ICMi macroinvertebrate index and implications for classification and biomonitoring of rivers